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TRATTAMENTO RAPIDO DELLA CERVICOBRACHIALGIA MIOTENSIVA

La cervicobrachialgia è una sindrome dolorosa che colpisce il tratto cervicale e cervico-scapolare del paziente ma che si può manifestare con un’irradiazione del dolore estesa a tutto l’arto superiore. Parliamo di cervicobrachialgia miotensiva, o da cause miofasciali, se la patologia è scatenata da un’alterazione locale del tono muscolare e/o da addensamenti (thickening) della fascia intramuscolare. Se la sintomatologia è localizzata alla sola regione del collo, si parla più precisamente di cervicalgia.

Oltre al dolore, nella cervicobrachialgia possono essere presenti anche alterazioni della sensibilità, calo di forza o parestesie all’arto, che possono arrivare a colpire le dita.

In generale, oltre alle cause miofasciali i fattori scatenanti la cervicobrachialgia sono molteplici (discali, legamentosi, vascolari, ossei) e interagenti tra loro, ma se si organizza un intervento terapeutico in un’ottica polifunzionale è possibile ottenere una rapida riduzione dei sintomi in modo trasversale.

Un trattamento fisioterapico completo deve avere pertanto come obiettivo sia l’eliminazione del dolore, sia il mantenimento delle capacità percettive, sia il ripristino della funzionalità dei distretti e del loro ROM articolare.

Oltre alla routinaria diagnosi funzionale, la prima cosa da valutare in pazienti con cervicobrachialgia è la presenza o meno di eventuali RED FLAGS (neoplasie, problematiche vascolari, problematiche infettive, sindromi centrali, crolli vertebrali), ovvero fattori di potenziale “pericolo” in presenza dei quali il paziente deve essere immediatamente inoltrato ad un medico specializzato per approfondimenti diagnostici.

Una volta escluse Red Flags, un approccio efficace per il trattamento della cervicobrachialgia può essere dato da una combinazione di manovre di REBUILD MIOFASCIALE (Pompage), RESTRAIN ed esercizi attivi di REMODELLING FACIALE. Sono possibili diversi trattamenti di eguale efficacia, scelti sulla base delle condizioni cliniche del paziente, delle sue aspettative e della preparazione del terapista, ma la sequenza di seguito presentata permette di agire in modo intenso sulla componente miofasciale, il cui thickening – che genera uno scompenso lungo le catene dell’arto superiore – costituisce il più frequente responsabile delle sindromi cervicobrachialgiche.

ESECUZIONE DEL TRATTAMENTO

FASE 1 – POMPAGE DELL’ELEVATORE

Il paziente si mette in posizione supina. Una mano del terapista è poggiata a livello del margine mediale superiore della scapola mentre l’altra afferra l’occipite del paziente con presa a “C”.

Senza effettuare una significativa lateroflessione del collo, si porta la scapola in abbassamento mentre il capo viene delicatamente trazionato in senso cefalico, effettuando così una mobilizzazione dei fasci dell’elevatore attraverso la tecnica di Pompage dell’Elevatore.

La forza applicata è da 1 a 3 Kg circa. La messa in tensione avviene in una decina di secondi, dopo di che si mantiene la posizione raggiunta per altri 10 secondi almeno. Successivamente, si ritorna nella posizione iniziale impiegando ALMENO 15 SECONDI. Si ripete il ciclo di Rebuild per circa 10 volte.

Questa manovra permette di fare anche un’approssimativa ma semplice DIAGNOSI DIFFERENZIALE: se il paziente, durante l’esecuzione della tecnica, riferisce un aumento della sintomatologia (dolore, perdita di sensibilità o parestesie), potrebbe significare con buona probabilità che il problema è dato da uno stiramento nervoso, pertanto è necessario sospendere la tecnica e passare ad un approccio di tipo neurodinamico, ad esempio con esercizi mirati di REMODELLING NEURODINAMICO.

Se la sintomatologia è bilaterale, si effettuerà una serie di cicli anche dal lato opposto.

FASE 2 – RESTRAIN DELL’ELEVATORE

 

Il paziente si mette seduto con gomito poggiato sul lettino e il braccio del lato da trattare poggiato sulle cosce, nella posizione del “pensatore”.

Si individua la THICKEN AREA sull’elevatore della scapola (corrispondente, approssimativamente, al Trigger point dell’Elevatore) presente come una “collinetta” nello spazio compreso tra il margine mediale superiore della scapola e le spinose di C5-C6. Con il gomito il terapista effettua la manovra di RESTRAIN attraverso una frizione profonda in senso longitudinale, mantenendo una pressione di circa 2 Kg, alla frequenza di 3 cicli al secondo, per 4-5 minuti. Si termina il RESTRAIN nel momento in cui si percepisce una “disgregazione” dell’area addensata, assieme a un’aumento della scorrevolezza intertissutale.

Anche in questo caso, se la sindrome è bilaterale si effettuerà il trattamento da entrambe i lati.

FASE 3 – FASCIAL REMODELLING

 

Arrivati a questa fase, la sintomatologia del paziente dovrebbe essere già significativamente diminuita per almeno un fattore 70%. Per garantire un mantenimento dell’efficacia terapeutica, al paziente vengono prescritti esercizi attivi di FASCIAL REMODELLING da svolgere individualmente a casa.

Un esercizio molto semplice, in questo caso, può essere eseguito invitando il paziente ad effettuare dei movimenti di “circonduzione” del moncone di spalla a media ampiezza. La velocità è di circa un ciclo ogni 2-3 secondi, da effettuare per 10-20 cicli su entrambe le spalle in verso orario e antiorario, 3-6 volte al giorno. Il movimento può essere sincronizzato col respiro.

L’esercizio non deve scatenare dolore e può essere effettuata a partire da qualche ora dopo il trattamento di RESTRAIN. Si consiglia di rimandare poi il paziente a una visita di controllo a distanza di una settimana circa.

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